Quale impresa

LA RETE FA LA FORZA SULLA TERRA E NELLO SPAZIO: CLUSTER E DISTRETTI

I cluster tecnologici nazionali sono reti di soggetti che operano sul territorio nazionale in settori quali la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico. Coordinano e rafforzano il collegamento tra il mondo dell’innovazione e quello delle imprese. Ogni aggregazione fa riferimento a uno specifico ambito tecnologico e applicativo ritenuto strategico per il nostro Paese. Abbiamo intervistato tre cluster: Campania, Umbria e Abruzzo.

Il cluster campano, intervistiamo Luigi Carrino, Presidente del Distretto Aerospaziale della Campania e coordinatore dei distretti regionali in ambito CTNA (Cluster Tecnologico Nazionale Aerospaziale).

D: Perché c’è una tradizione culturale sull’aerospazio in Campania? Ce ne descrive le caratteristiche storiche e territoriali?

R: La Campania partecipa da sempre agli sviluppi dell’aeronautica e dello spazio L’attuale Alenia ha sviluppato per molti anni nei suoi siti campani la totalità delle attività aeronautiche civili italiane, dall’ATR alle varie partecipazioni a Boeing e Airbus. In Campania sono storicamente presenti anche le attività radaristiche di Leonardo (ex Selenia) e quelle missilistiche di MBDA). L’Istituto di Aerodinamica dell’Università di Napoli, il Laboratorio di Fisica Cosmica e Planetologia, hanno segnato la storia del settore.

Nel 1988 nacque CORISTA, consorzio di ricerca su sistemi di tele‑sensori avanzati, con lo scopo di promuovere una più stretta cooperazione fra le Università e le Industrie nei settori legati al telerilevamento aerospaziale. Da oltre 25 anni la Campania è anche luogo di intuizioni e ideazioni particolare per l’accesso allo spazio ed il rientro a terra, con focus sul volo ipersonico di velivoli alati. In Campania inoltre esistono altri settori con altissima specializzazione e capacità sul mercato mondiale, dai quali l’intera filiera aerospaziale attinge sistematicamente; si parla, ad esempio, dei materiali avanzati, dell’astrofisica, dell’informatica e delle sue più recenti specificità come l’intelligenza artificiale, i big data, i digital twin, ecc.

D: Perché un cluster? Quali sono le competenze che unisce?

R: Il Dac è nato nel 2012 con l’obiettivo di massimizzare le sinergie tra i vari attori industriali ed accademici presenti sul territorio, favorendo flussi di partecipazione e collaborazione tra i grandi player e le Pmi. La caratteristica di territorialità conferisce di fatto al Dac un ruolo rilevante di rappresentanza ed interlocuzione preferenziale con gli organismi governativi regionali.

Dal punto di vista societario, il Dac è una società consortile a rischio limitato. Rappresenta 192 soci e conta 28 grandi aziende (tra cui Ala, Atitech, GE Avio, Geven, Leonardo, Magnaghi, MBDA, Tecanm, Telespazio), 19 centri di ricerca (tra cui CIRA, ENEA, CNR, INAF, INFN, e 5 università), e 145 Pmi. L’ecosistema Dac è caratterizzato da una forza lavoro di 13.000 unità dirette e circa 26.000 indotte, da un fatturato di quasi 3 miliardi di euro di cui oltre la metà di esportazioni.
Opera su cinque filoni primari: aviazione civile, aviazione generale e business, spazio e vettori, manutenzione e riconversione, propulsione.

D: Quali sono gli obiettivi di breve e medio/lungo termine che il cluster si pone?

R: Nel breve periodo l’obiettivo è stimolare l’innovazione con lo scopo di aggiornare sistematicamente competenze e capacità del proprio ecosistema. Nel medio/ lungo termine si punta allo sviluppo di tecnologie orientate a prodotti nuovi attraverso le piattaforme tecnologiche di riferimento (aree specifiche della tecnica che guardano ad uno o più possibili prodotti innovativi, con lo scopo di offrire ai partecipanti riferimenti chiari ed organici rispetto ai quali i soci possono scegliere e sviluppare tecnologie particolari).

Secondo questo approccio, Dac ha contribuito in modo rilevante e massiccio alla stesura della Strategia di Ricerca Innovazione e Specializzazione Intelligente (RIS3) della Regione Campania, e alle relative fasi di revisione. Finora, il Dac ha prodotto 73 proposte di ricerca per un valore complessivo di 335 milioni di euro, di cui 38 sono state tradotte in progetti (completati o in corso) e quattro in fase di valutazione.

 

Il cluster umbro, intervista a Dott. Daniele Tonti, presidente di UmbriaAerospace Cluster (Uac)

 

D: Perché c’è una tradizione culturale sull’aerospazio in Umbria? Ce ne descrive le caratteristiche storiche e territoriali?

R: L’Umbria vanta oltre un secolo di attività industriale in campo aerospaziale. Il primo insediamento produttivo risale infatti al 1918, si passa poi alla Sai Ambrosini, nata nel 1922 come scuola di volo a Pisa e giunta nel 1934 a costruire addestratori e aerei da turismo.
La rinascita del settore aeronautico in Umbria dopo la Seconda Guerra Mondiale è strettamente collegata all’esperienza Ausa (Aeronautica Umbra Società Anonima). Nel nascono 1948 le Officine Meccaniche Aeronautiche (Oma), attive nella costruzione e revisione di aerei e parti. Nel 1967 Muzio Macchi crea a Foligno una seconda Ausa, che dopo aver prodotto su licenza alcuni motoalianti si trasforma in Umbra Cuscinetti per evolversi quindi in UmbraGroup.

Sul finire del 20° secolo, la crescita del settore aerospaziale ha favorito la nascita di un tessuto di aziende nel comparto. Il distretto aerospaziale dell’Umbria conta oggi 38 soci (4 grandi, 10 medie e 24 piccole imprese) che sviluppano un’ampia gamma di competenze di progettazione e produzione negli ambiti della meccanica di precisione, dell’assemblaggio, della realizzazione di droni, delle attività di testing e qualifica, dell’elettronica e del software.

Il fatturato complessivo è di 550 milioni di euro, di cui il 50% di esportazione diretta. Le aziende hanno circa 3.500 dipendenti diretti, dei quali oltre il 10% impegnati in ricerca e sviluppo.

D: Quali sono gli obiettivi di breve e medio/lungo termine che il cluster si pone?

R: Gli oltre 110 brevetti registrati, la presenza di due aziende nate da spin-off dell’Università di Perugia e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e lo sviluppo di prodotti innovativi, quali gli aeromobili a pilotaggio remoto, sono indicativi del dinamismo delle imprese di Uac. In termini di produzione, le aziende aerospaziali umbre forniscono componenti meccaniche motoristiche e strutturali finite, sistemi di attuazione elettromeccanica ed idraulica, equipaggiamenti, aerostrutture integrate, sistemi elettronici ed idraulici di lancio e di controllo, antenne, filtri e sistemi attivi/passivi di telecomunicazioni, allestimenti, attrezzature di produzione e impianti di collaudo della resistenza, climatici e ambientali. Uac è stabilmente presente alle principali fiere interazionali del settore, oltre a numerosi incontri di settore in Italia e all’estero. Nel 2022 ha avviato un progetto pilota nazionale per la redazione di un Documento strategico di indirizzo del cluster.

Le aziende facenti parte del cluster sono in gran parte Pmi e Midcap, che generano oltre mezzo miliardo di fatturato nonostante l’assenza di una big corporate. Le competenze spaziano in tutti i comparti dell’aerospazio, con un’ampia e profonda gamma di prodotti realizzati e di servizi connessi: aggregando le conoscenze, le capacità e le tecnologie delle imprese del territorio, sarebbe idealmente possibile produrre un intero aeromobile senza uscire dai confini regionali.

Da tale quadro emerge come, in una regione con un’alta frammentazione da un lato (che porta con se alcune criticità), ma delle straordinarie competenze aeronautiche ed heritage storico all’interno del settore dall’altro, la cooperazione e l’integrazione di pensiero e operatività siano la strategia di crescita vincente per generare valore per l’intero territorio, coinvolgendo, oltre alle aziende, istituzioni, enti regionali, finanziari, formativi, di ricerca, associazioni.
Oltre all’aggregazione, prioritario è l’aumento del valore aggiunto generato: le imprese del cluster puntano sull’innovazione di prodotto, sulla ricerca e sviluppo,

D: Quali sono gli strumenti per implementare la sinergia e la funzionalità di un cluster attraverso questo progetto?

In particolare, il piano di lavoro include:

  • una mappatura aggiornata delle competenze e capacità delle 38 aziende del cluster;
  • una mappatura dei centri di trasferimento tecnologico e formativi umbri, e la ricerca di sinergie con il nuovo costruzione di sinergie con il nuovo ecosistema di innovazione trasversale a Umbria, Marche e Abruzzo;
  • una mappatura dei principali centri di sostegno finanziari a livello regionale;
  • una analisi delle principali traiettorie nel breve-medio termine e di prospettive di sviluppo dei comparti aeronautico, spaziale e della difesa;
  • la previsione di politiche regionali ad hoc per il cluster: costruzione di analisi Swot per rafforzare le misure di politica industriale positive e per introdurne di nuove a valere sui Por;
  • una sintesi sulle risorse nazionali ed europee dedicate all’industria aerospaziale da poter intercettare;
  • una analisi dei principali requisiti e driver del comparto in ambito ESG; è necessario in particolare valutare il livello di integrazione dei principi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance con le strategie e gli obiettivi delle aziende del cluster, al fine di individuare i punti di forza in ambito Esg e gli aspetti suscettibili di miglioramento;
  • l’individuazione di misure del Pnrr funzionali allo sviluppo del cluster e la valutazione del suo potenziale coinvolgimento in alcuni progetti nazionali del piano;
  • il rafforzamento delle relazioni con il mondo dell’istruzione/ formazione e la diffusione di una cultura d’impresa condivisa, al fine di ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e aumentare la capacità di attrazione di talenti in regione;
  • la predisposizione di una conseguente sintesi armonica dei precedenti punti con indirizzo strategico per la politica aziendale, per le imprese del cluster, ed industriale, a sostegno delle policy della Regione Umbria, da presentare in un evento dedicato.

 

Cluster abruzzese, intervista al Prof. Vincenzo Stornelli, socio fondatore del cluster aerospaziale abruzzese Sparc. 

 

D: Perché c’è una tradizione culturale sull’aerospazio in Abruzzo? Ce ne descrive le caratteristiche storiche e territoriali?

R: La regione Abruzzo ha una importante e radicata tradizione nel campo dell’industria spaziale a tutti i livelli e una naturale attitudine alla ricerca e innovazione testimoniata da un sistema universitario di eccellenza e presenze industriali di primissimo livello.

In particolare, la città dell’Aquila con la sua storia ed architettura è strettamente legata agli astri. Alcune teorie affermano infatti che la posizione dei monumenti più importanti della città rispetti la posizione delle stelle della costellazione dell’Aquila. La stella Altair, Aquila appunto, è la stella più luminosa della costellazione omonima ed è la dodicesima stella più brillante del cielo notturno.
L’Abruzzo vanta una filiera aerospaziale praticamente completa, che va dalla ricerca, all’innovazione tecnologica, alla progettazione, ai servizi e la produzione. Questo ecosistema è supportato dal lavoro di grandi, piccole e medie imprese e dalle Università, dai distretti e dai centri di ricerca sparsi in tutto il territorio.

D: Quali sono gli obiettivi di breve e medio/lungo termine che il cluster si pone?

R: Gli obiettivi del cluster, di recente costituzione, sono quelli di sviluppare politiche di sensibilizzazione verso il sistema imprenditoriale di riferimento e azioni di stimolo nei confronti di istituzioni, enti pubblici e privati sia in Italia che all’estero. Gli obiettivi di medio periodo sono numerosi e riguardano principalmente la promozione della realtà aerospaziale del Centro Italia a partire dal rilevamento delle eccellenze presenti e dalla messa in rete delle risorse e delle competenze che caratterizzano il sistema produttivo e della conoscenza.

Il cluster Sparc è alla continua ricerca di partner operativi e soggetti finanziatori che possano concretamente avviare azioni che conducano al raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo tra i quali: favorire e consolidare la connessione tra il mondo dell’industria e quello della ricerca e sviluppo e del trasferimento tecnologico valorizzare le eccellenze territoriali, incentivare e sostenere le aziende partner nella partecipazione a partenariati di livello nazionale ed internazionale eventualmente agendo direttamente, in rappresentanza delle parti, nelle procedure per la partecipazione a bandi regionali, nazionali o comunitari, nelle procedure di programmazione negoziata con le pubbliche amministrazioni, nonché nelle procedure inerenti ad interventi di garanzia per l’accesso al credito.

D: Quali sono gli strumenti per implementare la sinergia e la funzionalità di un cluster?

R: Generalmente i cluster sono ecosistemi regionali di industrie e competenze collegate, caratterizzate da un’ampia gamma di interdipendenze con sede nella medesima area. In questo contesto le politiche dei cluster moderne mirano a istituire ecosistemi industriali e commerciali favorevoli all’innovazione e imprenditorialità.

Questo avviene mediante iniziative che consistono in impegni organizzati a supporto della competitività di uno specifico settore che si traducono in azioni pratiche legate alla capacità produttive e progettuali del partner del cluster stesso e che vanno verso l’individuazione di tematiche di collaborazione e networking. Lo strumento di promozione del networking quindi, sia di carattere progettuale che relazionale, e la predisposizione di una strategia condivisa di lungo periodo, che integri le attività di ricerca e sviluppo con quelle industriali, è uno dei principali strumenti del cluster per implementare la sinergia dei partner ed il raggiungimento degli obiettivi.