
IL GRUPPO GIOVANI DI UNINDUSTRIA RIVOLUZIONA IL RACCONTO DELL’IMPRENDITORIA FEMMINILE
Può un convegno sull’imprenditoria femminile “andare in scena”? Si può raccontare l’”impresa di essere donna” senza sciorinare numeri, dati e report freddi quanto poco incoraggianti?
Alessandra Sensi, Presidente della territoriale di Viterbo, Elisa Perotti, Presidente della territoriale di Rieti, con il Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria hanno dimostrato che è possibile, coinvolgente e assolutamente innovativo!
Un 8 marzo diverso dal solito quello organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori di Unindustria del Lazio e sviluppato con un format comunicativo unico nel suo genere, teatrale più che didascalico, intimo più che aritmetico, controcorrente così come il suo titolo di apertura: “Fattore C: l’impresa di essere donna”.
Un gioco di contrapposizioni che pone su fronti opposti: da un lato il luogo comune, quello dello stereotipo, del “fattore C” più nazionalpopolare che vorrebbe far pensare che una donna per avere il suo ruolo nel tessuto produttivo italiano debba ricorrere alla fortuna con la “C” maiuscola. Dall’altro, quello che invece, nella narrazione dell’evento, rappresenta i veri elementi determinanti: “coraggio, capacità e credo”, le componenti originali del “fattore C” secondo Unindustria. Da qui, inizia un racconto non convenzionale, un evento che racconta se stesso attraverso una voce narrante d’eccezione, quella di Davide Lucchetti (professionista di Unindustria), che ha guidato i partecipanti in un viaggio alla scoperta dei valori che animano la vita associativa e non solo, influenzando in modo permanente la crescita degli uomini e delle donne che la compongono, a partire dalle radici del proprio territorio.
Alessandra ed Elisa portano “in scena” le fasi che hanno preceduto l’organizzazione di “fattore C” con un racconto coinvolgente, che rende visibile le parti migliori dell’attività associativa, quel dietro le quinte fatto di confronto, supporto, sostegno, ragionamento, passione che porta a riscoprire temi così importanti, a partire dalle risorse intrinseche dei nostri territori. E così emergono eccellenze, storie positive di donne che devono essere raccontate, per spezzare una narrazione altrimenti sempre troppo cupa e depressiva, non sempre rispondente alla realtà. C’è ancora molto da fare per sostenere l’imprenditoria e l’occupazione femminile nel nostro Paese, ma “fattore C” dimostra che le donne hanno una grande forza, una forza in grado di prendersi i propri spazi spesso “nonostante tutto”, un racconto positivo in grado di ispirare i partecipanti attraverso uno storytelling unico nel suo genere. Chi meglio delle due imprenditrici che hanno ideato e curato l’evento può raccontarci come è nato “Fattore C: l’impresa di essere donna”.
D: Alessandra, Elisa, come nasce l’idea di un evento così fuori dal coro rispetto ai classici convegni a cui siamo abituati?
In occasione della giornata internazionale della donna, abbiamo deciso di mettere in luce le eccellenze imprenditoriali dei nostri territori (Viterbo e Rieti), i quali sono spesso poco conosciuti e non abbastanza apprezzati nelle loro peculiarità, portando in scena uno spettacolo tutto al femminile. Attraverso un format nuovo, diverso dal solito, abbiamo voluto portare
dei presenti su un tema ricorrente e nel quale ci sentiamo molto coinvolte: il ruolo della donna all’interno dell’impresa. La voglia di novità non si è limitata nel creare un format innovativo, ma anche nel trattare la tematica in maniera diversa rispetto a come avviene solitamente, provando a porre l’accento sui successi delle donne nell’impresa più che sui limiti strutturali del sistema Italia. Quando ci siamo immaginate questo evento, abbiamo voluto pensare da subito fuori dagli schemi, con l’obiettivo di lanciare dei messaggi attraverso anche palesi provocazioni. Basta guardare il titolo: leggendolo, ci si immagina subito che vi sia una sola spiegazione dietro al successo di una donna all’interno di un’impresa: e invece… La stessa espressione “e invece…” ha caratterizzato tutto il racconto-spettacolo, smontando stereotipi o credenze diffuse, portando in scena un “fattore C” declinato in coraggio, capacità e credo: tre valori dimostrati da storie reali, che nulla hanno avuto a che fare con quel fattore C a cui, in prima battuta e con più superficialità, spesso si pensa.
D: Raccontateci di più sulle relatrici che sono intervenute, sul loro percorso di eccellenza nonché del profondo legame con i territori che rappresentate.
R: Quando abbiamo immaginato lo spettacolo, è stata chiara fin da subito l’importanza che rivestiva la scelta delle storie da raccontare. Avevamo bisogno di mettere in luce storie imprenditoriali di successo ma anche di ispirazione, condotte da donne dei nostri territori. Con enorme soddisfazione, siamo riuscite a coinvolgere tre figure eccellenti che sono risultate determinanti per la buona riuscita dell’evento: Benedetta Bruzziches designer di moda, imprenditrice e fondatrice del brand omonimo, Gabriella Fiorelli imprenditrice agricola e titolare dell’azienda vitivinicola Tenuta Santa Lucia e Francesca Micheli presidente del Cda Takeda Manufacturing Italia Spa e direttrice degli stabilimenti di Rieti e Pisa.
D: E in conclusione, per voi cosa ha rappresentato il Gruppo Giovani Imprenditori? Cosa vi ha lasciato e cosa vorreste venisse tramandato ai prossimi imprenditori che continueranno a dare linfa all’associazione?
Il Gruppo Giovani è molto più di una normale associazione, chi riesce a capire l’enorme risorsa che può diventare per la propria crescita, sia professionale che personale, ha molte frecce nel proprio arco da spendere nel tempo. Il Gruppo Giovani può essere un’ottima occasione per fare networking e creare relazioni professionali durature, che possono portare a partnership e collaborazioni. Ma questa è solo una piccolissima parte. Molto spesso si dice “il Gruppo Giovani è una palestra” ed è vero, è una grande opportunità per sperimentare continuamente cose nuove, conoscere persone ed esperienze di ogni tipo, mettersi alla prova con progetti che altrimenti, chiusi nei propri uffici, i giovani imprenditori vedrebbero solo come spettatori. L’organizzazione stessa di un evento come “Fattore C: l’impresa di essere donna” era, qualche anno fa quando siamo entrate in associazione, impensabile date le molte criticità da affrontare, sia organizzative che di rispetto degli equilibri. Man mano che ci si mette in gioco si impara, si trova il coraggio di dire la propria opinione e di fare le proprie scelte passando attraverso errori, cambi di percorso, nuove consapevolezze.
Di sicuro l’ingrediente fondamentale per riuscire a fare un percorso nel Gruppo Giovani Imprenditori è avere tanta voglia di crescere e di mettersi a disposizione degli altri, ma facendolo con grande umiltà. È fondamentale avere un atteggiamento aperto al confronto e alla condivisione delle idee, essere disponibili ad apprendere e a collaborare per il raggiungimento di obiettivi comuni. Sono questi i valori che è importante preservare. Infatti, il Gruppo Giovani muta di continuo, come è naturale che sia, ma avere alla base valori forti che garantiscono la continuità di una visione nel tempo consente di mantenere intatto lo spirito di chi oltre 50 anni fa capì che la componente dei giovani imprenditori sarebbe stata uno dei motori trainanti dell’intera associazione.