Il “Rosatellum bis” è la nuova legge elettorale con cui andremo a votare nella primavera del 2018. Il 26 ottobre scorso è stata approvata in seconda lettura al Senato con l’uso di sei voti di fiducia e promulgato il 2 novembre dal Presidente della Repubblica. Il Rosatellum prevede un sistema elettorale misto, con una formula per un terzo maggioritaria e per due terzi proporzionale.
Confindustria, come dalle parole del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, esprime da sempre una vocazione maggioritaria, pur non essendosi schierata nel dibattito politico sul tema. Ciò che conta, per noi, è che alla fine di un percorso elettorale si arrivi a garantire governabilità e stabilità del Paese e che si rimetta al centro dell’agenda politica l’economia reale.
I punti centrali della nuova legge elettorale sono:
Per l’elezione dei Deputati alla Camera, i 630 seggi che la compongono saranno assegnati come segue:
Collegi uninominali con formula maggioritaria
1/3 dei seggi, ovvero 244, è assegnato in collegi uninominali con formula maggioritaria.
Il territorio nazionale viene diviso in 232 collegi uninominali, che dovranno essere definiti con un decreto del Governo, in cui ogni partito o coalizione presenterà un solo candidato.
Il candidato eletto sarà quello che prenderà almeno un voto in più degli altri nel collegio.
È la logica anglosassone del first past the post.
Di questi 232 in collegi uninominali, ci sono:
- 6 per il Trentino Alto Adige;
- 2 per il Molise;
- 1 per la Val d’Aosta.
Collegi plurinominali con formula proporzionale
L’assegnazione dei 386 restanti seggi è affidata al metodo proporzionale, in collegi plurinominali. In ogni collegio plurinominale verranno presentate liste corte (2-4 candidati).
Nelle circoscrizioni estere saranno assegnati altri 12 seggi.
Ogni partito o coalizione presenterà una lista di candidati e si conteranno i voti ricevuti da ogni lista. Ogni partito o coalizione eleggerà un numero di parlamentari proporzionale ai voti ottenuti.
Un’importante differenza rispetto alla Camera dei Deputati, stabilita dalla Costituzione, è che il Senato deve essere eletto su base regionale.
Per l’elezione dei Senatori:
- i collegi uninominali saranno 102;
- i collegi del proporzionale 207;
- e i seggi degli eletti all’estero 6.
Sbarramento: la doppia soglia
Le soglie di sbarramento sono del 10% per le coalizioni e del 3% per le liste.
Al Senato l’assegnazione dei seggi è a livello regionale e alla Camera a livello nazionale.
Nello specifico:
- i partiti dovranno ottenere almeno il 3 per cento dei voti su base nazionale;
- se i partiti si presentano alleati in una coalizione, quest’ultima dovrà raggiungere almeno il 10 per cento dei voti su base nazionale;
- fanno eccezione delle liste relative alle minoranze linguistiche per le quali la soglia è al 20% nella regione di riferimento;
- i partiti che non raggiungono questa soglia non eleggeranno alcun parlamentare.
Pluricandidature
Sono consentite le pluricandidature, cioè sarà possibile presentarsi in diversi collegi, ma solo nella quota proporzionale: sia alla Camera sia al Senato nessun candidato può essere incluso in liste con lo stesso contrassegno in più di 5 collegi plurinominali.
Equilibrio di genere
Sia alla Camera, sia al Senato, a pena di inammissibilità, nella successione interna delle liste nei collegi plurinominali i candidati devono essere collocati secondo un ordine alternato di genere. Nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60%.
Listini corti e bloccati
Abbiamo visto che il territorio nazionale sarà diviso in collegi uninominali e plurinominali.
Nei singoli collegi plurinominali, le liste sono bloccate, scelta che non contraddice le indicazioni della Corte Costituzionale che aveva bocciato i listini bloccati in grandi collegi.
In questo caso i collegi dovrebbero essere abbastanza piccoli da garantire la riconoscibilità dell’eletto, anche in considerazione del fatto che i nomi sono tutti scritti sulla scheda elettorale.
Ogni elettore dispone di un unico voto da esprimere all’interno di una sola scheda.
Non è consentito il voto disgiunto: non è possibile votare un candidato nel collegio uninominale e una lista a lui non collegata nella parte proporzionale, come era nel Mattarellum che prevedeva due schede diverse.
Se l’elettore vota il contrassegno della lista prescelta il voto è attribuito anche al corrispondente candidato nel collegio uninominale.
Se, invece, l’elettore traccia un segno solo sul nome del candidato al collegio uninominale, i voti sono validi sia a favore della lista, sia ai fini dell’elezione del candidato al collegio uninominale.
Una sola scheda
Come detto la scheda prevista dal Rosatellum è unica (una per la Camera e una per il Senato, molto simili). Sulla scheda l’elettore esprime il voto sia per la parte maggioritaria sia per la quota proporzionale.
Sotto ad ogni candidato nel maggioritario ci saranno i simboli delle liste a lui collegate nel proporzionale e accanto al simbolo delle liste saranno stampati i nomi dei candidati del corrispondente listino bloccato.
Si potrà votare:
- con un segno su una lista (che vale anche per il candidato corrispondente);
- con un segno sul nome di un candidato nell’uninominale.
Due le possibilità in questo caso per quanto riguarda la parte proporzionale:
– se il candidato è sostenuto da una sola lista, il voto si trasferisce a quella lista;
– se il candidato è sostenuto da più liste, il voto viene distribuito tra le liste che lo sostengono proporzionalmente ai risultati in quella circoscrizione elettorale;
è previsto espressamente che in caso di doppio segno su un candidato e sulla lista corrispondente il voto rimanga valido.