martedì 12 maggio 2020
Il
Green New Deal è il
piano ambientale dell’Unione Europea che mette al centro della società la questione climatica.
Si tratta infatti di un nuovo patto tra Istituzioni europee e nazionali, imprese e cittadini, per trasformare l’Europa nel
primo continente a zero emissioni entro il 2050.
Il piano, fortemente voluto dalla
Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è stato approvato dal Parlamento europeo lo scorso 15 gennaio, prima che la crisi del Covid-19 colpisse la maggior parte dei paesi del mondo.
Oggi gli sforzi collettivi sono concentrati sulla lotta alla pandemia e alle sue conseguenze immediate. L’UE però deve iniziare a preparare la
ricostruzione economica, per dare a tutti i cittadini europei una crescita inclusiva e sostenibile
L’opinione pubblica infatti è tornata a parlare del
Green New Deal attraverso esponenti di spicco dell’economia e della politica, proprio per sottolineare come il piano di investimenti verdi della von der Leyen possa essere la
chiave per rilanciare l’economia del continente.
È di alcune settimane fa la
lettera sottoscritta da 11 ministri dell’ambiente europei che invitano a mantenere gli sforzi comuni "per una
ricostruzione resiliente nel post Covid19" attraverso due asset:
- transizione verde
- trasformazione digitale.
In cosa consiste il piano originario del Green New Deal?
Lo abbiamo approfondito nel nuovo numero di
#QualeImpresa nell’
articolo a cura di Michele Da Col, che ne esamina la struttura, i tempi e le principali caratteristiche.
Il
progetto originario di Green New Deal è articolato in
116 punti e impegna i Paesi dell’Unione a mettere in campo interventi urgenti e ambiziosi per fronteggiare il
cambiamento climatico e le sfide ambientali, puntando ad una prima
riduzione del 55% dei livelli attuali di emissioni entro il 2030.
Questa transizione verso la “
neutralità climatica” comporterà grandi
investimenti in energia e infrastrutture sostenibili, con effetti positivi sull’economia: secondo le prime stime della Commissione, infatti, tali investimenti avrebbero dovuto far aumentare del
2% il Pil dell’eurozona entro il 2050.
Lo strumento individuato dalla Commissione è il
Just Transition Fund (Fondo per l’equa transizione), con un budget iniziale di
7,5 miliardi di euro, suddivisi tra gli Stati Europei in base a diversi parametri, tra cui gli attuali livelli di
emissioni di C02.
Un piano ambizioso quindi, che l’impatto del Coronavirus rischia di mettere di attesa. Ma non tutto è perduto: sono numerose, infatti, le proposte di politica e società civile che vedono nel
Green New Deal uno dei pilastri per la “recovery” europea dopo la pandemia. La speranza è di riuscire a conciliare ancora una volta gli interessi degli Stati Membri e agire nell’interesse dell’Unione.
Per saperne di più leggi l’
articolo di Michele Da Col, sull’ultimo numero di
#QualeImpresa.