
Il G20 in Italia, nell’anno decisivo per combattere il Covid-19, è una grande opportunità per rafforzare un rinnovato multilateralismo e affrontare insieme i grandi problemi dalla pandemia alla crisi climatica. Qual è il ruolo di Confindustria e del B20 in questa partita?
L’edizione di quest’anno del G20 a Presidenza italiana è particolarmente importante, perché cade in un momento in cui le economie mondiali sono impegnate a fronteggiare gli effetti della crisi pandemica e sono attesi importanti cambiamenti sullo scacchiere internazionale, che potrebbero allentare le tensioni geopolitiche. Il prossimo G20 non sarà dunque una passerella, ma ci sono tutte le condizioni perché dia vita a risultati e proposte efficaci.
Il B20, che raccoglie la business community internazionale, ha proprio il compito di formulare raccomandazioni di policy indirizzate alla Presidenza del G20 in diversi settori strategici, e lo farà attraverso 8 task force e una Special Initiative for women empowerment, la cui responsabilità è stata affidata a me. Il 7-8 ottobre, a circa 3 settimane dal vertice dei Capi di Stato e di Governo, si terrà il Final Summit B20 che vedrà la consegna della “Dichiarazione Finale” al Premier Mario Draghi, in qualità di Presidente di turno del G20. In conclusione, per il team del B20 le sfide da cogliere sono molto ambiziose: da quella del cambiamento climatico, alla diffusione dell’innovazione, passando per la promozione della sostenibilità, nella speranza che si avvii presto una rigenerazione sociale, economica e ambientale a livello mondiale.
Secondo lei su cosa dovrebbe puntare l’Italia?
Sviluppo sostenibile, ricerca, empowerment femminile sono per me le priorità. La lunga emergenza sanitaria ha ricordato a tutti il valore incommensurabile della ricerca scientifica e dell’innovazione, le sole armi che possono sconfiggere le malattie e proteggerci nel presente e nel futuro da questa e altre emergenze, come il climate change. Dopo questa pandemia il mondo non sarà uguale a prima. Ispirandosi a una visione olistica, tutti dovranno riconoscere che esiste un profondo legame tra il benessere delle persone e la qualità dell’ambiente, tra la salute umana e quella del pianeta. Oggi occorre un’economia circolare in grado di potersi rigenerare da sola, un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, siano organizzate in modo che tutto diventi risorsa nel ciclo produttivo. In questo solco s’inserisce anche l’impegno di Bracco. Rispettare l’ambiente con cicli produttivi all’avanguardia e sicuri, ridurre al minimo gli impatti sulla biodiversità preservando gli ecosistemi, limitare gli scarti, investire in modo continuo in R&I, è stato per noi la carta vincente che ci ha permesso di diventare leader globali nell’imaging diagnostico. Sul fronte della sostenibilità le aziende italiane sono già avanti e hanno tanto da dire.
Si parla molto del ruolo delle donne nella tecnologia o nella lotta alla crisi climatica. Lei stessa ha recentemente affermato che la dimensione femminile è la più adeguata per affrontare le nuove sfide globali, e soprattutto il post-Covid.
Sì, ne sono convinta, l’approccio femminile è vincente su tanti fronti, a iniziare dalla battaglia per uno sviluppo pienamente sostenibile. Le donne sono protagoniste di un vero cambiamento di paradigma, che passa da un modello di mero sfruttamento delle risorse a un atteggiamento “protettivo” nei confronti della Terra. D’altronde in base a tutte le più autorevoli proiezioni risulta che il maggiore impulso alla crescita globale nel prossimo futuro verrà proprio dal lavoro femminile e dalla riduzione del gap di partecipazione delle donne all’economia.
Come già ricordato, Confindustria le ha affidato la guida della Special Initiative B20 Women Empowerment con l’obiettivo di valorizzare il ruolo della donna, in continuità con l’organizzazione saudita del 2020 che l’aveva posta come priorità. Quali sono gli obiettivi che si è posta e come intende realizzarli?
Ho accettato con gioia l’incarico di B20 Women Empowerment Ambassador che Emma Marcegaglia mi ha affidato perché la valorizzazione delle donne è da sempre al centro del mio impegno nel business, nella responsabilità sociale d’impresa e nelle istituzioni. Come quando riuscimmo a fare dell’Expo 2015, di cui ero Presidente e Commissario del Padiglione Italia, la prima Esposizione Universale gender equal con un intero programma declinato al femminile. O quando con Emma Bonino all’Assemblea del BIE di Parigi del novembre di quell’anno ottenemmo sulla nostra mozione un voto unanime che impegnava tutti i Paesi a replicare nelle future edizioni dell’Esposizione Universale un programma Women for Expo. All’Expo Dubai, che aprirà i battenti il prossimo ottobre, gli organizzatori stanno realizzando uno spazio espositivo e molte iniziative per le donne: una grande soddisfazione.
Come imprenditrice, poi, ho sempre sostenuto le donne. Il Gruppo Bracco attualmente ha il 47% di personale femminile, e ha donne a capo di aree un tempo appannaggio degli uomini: il nostro Centro Ricerche di Colleretto Giacosa e il nostro stabilimento di Torviscosa in Friuli sono guidati ad esempio da due giovani donne. Entro il 2025 vogliamo raggiungere l’obiettivo di avere il 35% di donne in posizioni dirigenziali ed executive.
Gli obiettivi che ci siamo dati come Special Initiative del B20 sono ambiziosi. La parità di opportunità e di diritti va realizzata contestualmente in diversi ambiti: dall’istruzione alla formazione, dall’occupazione al supporto all’imprenditorialità, dal credito alle donne al bilanciamento tra impegni familiari e lavorativi, possibilmente con l’ausilio anche di politiche sulla diversity nelle imprese e programmi di welfare aziendale. Convoglieremo dunque esperienze e background diversi del gruppo di rappresentanti che ne faranno parte, e avrà il triplice ruolo di advocacy, formulando attraverso un processo trasparente, collaborativo e inclusivo raccomandazioni ai governi del G20, di promozione di maggiore consapevolezza sul tema nei confronti degli stakeholder rilevanti e di catalizzatore di sinergie con gli altri engagement group del G20. La prima raccomandazione che faremo al G20 è quella di invertire la tendenza sull’occupazione femminile: le donne infatti sono state duramente colpite dalla crisi economica legata alla pandemia.
L’empowerment delle donne significa anche rimodellare i valori culturali, familiari o sociali che aiutano a promuovere i diritti delle donne. In Italia stiamo facendo passi avanti, ma siamo ancora lontani dalla parità di genere. Nel lavoro ad esempio abbiamo notevoli margini di miglioramento, in cosa dovrebbero migliorare le imprese e quali politiche possono contribuire a raggiungere l’obiettivo?
Sul potenziale delle donne tutti devono investire, impegnandosi nella lotta contro ogni tipo di condizionamento e di discriminazione. Soprattutto in Italia, infatti, ci sono resistenze culturali profonde e stereotipi radicati che è necessario combattere a tutti i livelli. Tra i tanti progetti che Fondazione Bracco ha realizzato a favore delle donne nei suoi primi dieci anni, appena festeggiati, ne cito uno che mi sta molto a cuore: “100 donne contro gli stereotipi”, avviato nel 2016 per valorizzare l’expertise femminile presso i media grazie alla collaborazione con l’Osservatorio di Pavia e l’Associazione Giulia Giornaliste e il sostegno della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Dopo la creazione della banca dati di esperte del settore STEM e dell’economia/finanza, la nostra attenzione si è rivolta alla politica internazionale. Accanto alla banca dati, la nostra Fondazione ha promosso anche la nascita della collana #100esperte, edita da Egea, per affiancare allo strumento digitale uno narrativo che potesse raccontare stralci della vita privata e professionale di queste donne, delle loro difficoltà lavorative e delle conquiste di carriera delle esperte coinvolte.
Secondo lei, quali sono le motivazioni che collocano le studentesse italiane in fondo alle classifiche europee per lauree STEM e come possiamo invertire il dato?
Dietro agli squilibri di genere in ambito STEM ci sono fattori sociali, culturali ed economici che comportano differenze nelle aspettative relative al proprio ruolo nella famiglia e nel mercato del lavoro, oltre all’esistenza di stereotipi di genere che possono avere un ruolo cruciale nell’influenzare inclinazioni, preferenze o valori rispetto alle abilità scientifico-matematiche delle ragazze. La chiave per vincere la sfida è comunque puntare sulle competenze: il vero empowerment passa per meritocrazia e skills. Competenze significa cominciare con piani educativi che partano dall’istruzione primaria e giungano a quella superiore, dove occorre favorire la formazione tecnico-scientifica delle ragazze per l’acquisizione di competenze STEM.
A tale riguardo, lancio un accorato appello alle più giovani: non accettate mai il pregiudizio che vorrebbe le donne meno adatte agli studi tecnico-scientifici e alle relative professioni. Le studentesse in materie scientifiche sono bravissime e si laureano con ottimi risultati e le aziende guardano solo a quelli. Dunque ragazze conquistatevi il vostro ruolo nella società con fiducia, coraggio, tenacia e generosità.
Secondo lei quali sono i tratti distintivi della leadership femminile?
In un suo famoso articolo apparso prima della pandemia su The Atlantic dedicato alla difficoltà di conciliazione famiglia-lavoro, Anne Marie Slaughter, prima donna a dirigere la Pianificazione politica per il Dipartimento di Stato americano, concludeva sostenendo la necessità di colmare il gap della leadership in tutti i settori: “Sarà il numero di donne a fare la differenza, a operare il cambiamento verso una società che funzioni non solo per le donne, ma per tutti”. Personalmente sono convinta che ogni nazione e ogni impresa debbano avvalersi molto più di quanto non facciano oggi dello straordinario contributo delle donne.
In tempi recentissimi si sono fatti passi avanti importanti. Pensiamo ad esempio a tre figure emblematiche come Ursula von der Leyen, Christine Lagarde e Angela Merkel, o a quelle delle venti donne premier nel mondo, spesso giovani, che guidano con mano sicura i loro Paesi e che, secondo la stampa internazionale, hanno saputo gestire con grande efficacia la stessa pandemia. I loro successi ci fanno ben sperare per il futuro. Ma la sfida è ancora tutta da vincere, e occorrono nuovi codici di comportamento da parte di tutti. Sono convinta che le donne rappresentino un patrimonio di competenze che va assolutamente promosso e incoraggiato a misurarsi sul mercato attraverso l’impresa. Le donne hanno tante doti: sono intuitive e hanno un approccio molto intenso ai problemi. Sanno ascoltare e sono in grado di fare un passo indietro per ottenere un risultato. In sintesi, sono concrete e tenaci. Margaret Thatcher: “Se vuoi che venga detto qualcosa, chiedi a un uomo; ma se vuoi che venga fatto qualcosa, chiedi a una donna”.