Quale impresa

IL SUD RIPARTE DALL’INNOVAZIONE con il progetto dell’Harmonic Innovation Hub

In Calabria sorgerà uno dei maggiori hub per l’innovazione italiani: un grande progetto ideato da Entopan e che vede un significativo investimento del Fondo Infrastrutture per la Crescita  – ESG di Azimut Libera Impresa. Ce ne parla Francesco Cicione, Founder & President di Entopan.

 

D: Transizione ecologica, digitale e socio-economica sono temi al centro delle agende di governo di tutta Europa e non solo e sono anche il vostro core-business. Qual è la sua visione in questi ambiti?

R: L’epoca che viviamo è contraddistinta da cambiamenti senza precedenti per intensità, profondità, velocità e portata. Mutamenti ed evoluzioni che, inevitabilmente, si fa fatica ad apprezzare dall’interno del cambiamento stesso.

Siamo figli dell’onda lunga della rivoluzione industriale, figli del Novecento delle grandi conquiste scientifiche e tecnologiche, figli della generazione che è andata sulla Luna e che sta progettando di andare su Marte, conquistando gli astri cui i nostri antenati rivolgevano lo sguardo con mistico mistero. Siamo la generazione dei nativi digitali, la generazione della Rete, dell’Internet delle Cose, della Trasformazione Digitale, dell’Industria 4.0, del cloud, degli albori dell’Intelligenza Artificiale e della Robotica, dell’uomo-macchina e delle macchine intelligenti. È come ritrovarsi, e in verità lo siamo, al centro di una singolarità.

Non si tratta solo di un’epoca di grandi cambiamenti, piuttosto possiamo senz’altro affermare che siamo all’interno di un vero e proprio “passaggio di epoche”, indagato da filosofi, economisti, sociologi e scienziati di ogni disciplina. Una transizione che coincide, di fatto, nel concretizzarsi di due fenomeni concorrenti:

  • da un lato l’esaurirsi del modello culturale ed operativo preesistente sul quale si è basato ogni processo di interpretazione e di implementazione della realtà;
  • dall’altro il contestuale nascere di nuove ontologie e di nuovi strumenti.

Per dirla con Eric Hoffer: “Ogni giorno ci riscopriamo perfettamente preparati a gestire un mondo che non esiste più”. Ma non abbiamo ancora capito o scoperto come gestire i tempi nuovi che già si avverano. Siamo la società che vedrà, inevitabilmente, il crollo della civiltà fondata su una catena del valore centrata sui combustibili fossili, sul monetarismo classico e sulla produzione analogica: pena, la distruzione della civiltà stessa. Si tratta di un vero e proprio “slittamento paradigmatico” che sta già coinvolgendo e sempre più coinvolgerà il sistema delle competenze, il sistema delle imprese, il sistema sociale, la società ed il creato stesso, in un fenomeno globale e inarrestabile.

D: Rispetto alla vastità e alla portata delle sfide connesse ai profondi cambiamenti che si prospettano, quali sono le sue riflessioni e come pensa si possano affrontare al meglio?

R: Gli scenari che abbiamo innanzi chiamano ad uno sforzo corale e concretamente fattivo. È necessario prendere atto che nel passato non c’è futuro ma che, nel contempo, il futuro ha estremo bisogno del passato per acquisire orientamento, senso, autenticità. È necessario un impegno contro-intuitivo e possibilista per costruire imprese migliori, pubbliche amministrazioni migliori, comunità migliori. In una parola: un mondo migliore.

I pilastri di questa evoluzione necessaria sono innovazione e sostenibilità.

  1. Innovazione, intesa come strumento al servizio di una antropologia integrale dell’uomo: noi di Entopan la chiamiamo Innovazione Armonica, ovvero una innovazione capace di promuovere una sintesi tra tecnica ed umanesimo, tra ricerca scientifica e ricerca morale.
  2. Sostenibilità, intesa come recupero di un rapporto armonico tra uomo e creato, tra verità dell’essere e verità del fine di ogni cosa, elemento indispensabile in un’epoca che segue quella del primato dei consumi e del relativismo.

Si tratta, quindi, di una mobilitazione senza precedenti di idee, strumenti e risorse finanziarie destinate ad accompagnare la riconversione digitale, verde e sociale di territori, organizzazioni, istituzioni ed imprese per l’affermazione di un nuovo paradigma dello sviluppo e dell’economia, ispirato a principi di generatività, coesività ed inclusività. Una vera mobilitazione generale che esige innanzitutto uno sforzo di metodo: occorre passare dalla sola dimensione deontologica delle intenzioni e da quella teleologica dei risultati a quella ontologica degli effetti autenticamente trasformativi.

Abbiamo bisogno di policy maker, imprenditori ed innovatori sociali capaci di abitare ed implementare una nuova possibilità di futuro, attivando investimenti di lungo periodo. Il mondo ha bisogno di scelte coraggiose e lungimiranti. Anche nell’industria è necessario evolvere da un modello focalizzato sulla creazione di profitto economico verso un modello fondato sulla germinazione di valore sociale. Non abbiamo ancora soluzioni certe alle criticità che si prospettano, ma possiamo contare su percorsi sui quali incamminarci. È necessario non indugiare e non attardarsi. Il tempo si è fatto breve. Gli esiti del recente G20 e della COP26 sono eloquenti. Occorre una nuova alleanza intesa come cammino comune. La nostra esperienza di impresa è un piccolo contributo a questo itinerario di cambiamento.

D: Gli impatti e la dimensione del vostro progetto di impresa, sia in termini attuali sia in termini prospettici, hanno raggiunto un rilievo significativo. Ci racconta il progetto dell’Harmonic Innovation Hub?

R: Il progetto nasce da una visione inedita: far nascere in Calabria, nel Sud Italia, nel cuore del Mediterraneo, uno “spazio totale” dell’innovazione sul modello dei più avanzati già esistenti nel mondo. Un ecosistema innovativo stabile impegnato nello sviluppo di soluzioni tecnologiche di avanguardia, capaci di definire risposte efficaci alle principali criticità ambientali, sociali ed economiche dell’area del Mediterraneo, promuovendo, al contempo, la crescita, lo sviluppo ed il progresso sostenibile ed equo della stessa area.

Le attività si concentreranno su cinque temi specifici: Circular Economy, Rural Innovation, Smart Industry, Smart Society, Life Science. All’interno dell’Harmonic Innovation Hub si integreranno attività di ricerca, sviluppo, bootstrapping, incubazione, accelerazione, trasferimento tecnologico, venture building, formazione e venture capital, andando a costituire un organismo che mette in dialogo e integra grandi corporate, pmi, start-up, centri di competenza, enti di ricerca, università, fondi di investimento. Si tratta di un concept unico nel suo genere che origina da una visione ambiziosa, sostenuta da un coraggioso investimento di circa 35mln di euro da parte del Fondo Infrastrutture per la Crescita di Azimut Libera Impresa Sgr. Il nostro impegno è rivolto a far sì che la fiducia che Azimut ha concretamente dimostrato possa crescere ulteriormente e possa essere fatta propria da altri fondi di investimento, nonché dai grandi player del settore industriale, da pmi e dalle istituzioni, così da popolare questa esperienza di contenuti sempre più significativi e articolati.

Il nostro messaggio, rivolto ad imprenditori ed istituzioni, è molto semplice e diretto: camminiamo insieme, dimostriamo che anche al Sud è possibile sviluppare con successo progetti così innovativi. Ritroviamoci uniti nell’impegno di costruzione di questa iniziativa per fare dell’Harmonic Innovation Hub un bene comune, un patrimonio di tutti, un progetto di comunità capace di implementare una comunità di progetto. Noi che lo abbiamo promosso è così che lo intendiamo. Chiunque vorrà arricchirlo con il proprio contributo sarà benvenuto.

D: Quali sono i motivi alla base della scelta di far nascere e sviluppare questo progetto al Sud?

R: Per ragioni diverse e tra loro complementari:

  • perché crediamo nei talenti del Sud Italia, nelle sue eccellenze, nel suo capitale umano, nelle sue potenzialità strategiche sul piano geo-politico, geo-industriale e geo-economico;
  • perché riteniamo che il ritardo nello sviluppo di alcuni territori possa e debba trasformarsi in vantaggio competitivo, proiettandosi nel futuro con minori vincoli da risolvere;
  • perché c’è una energia latente, un’onda calda che scorre carsica, fatta di capacità progettuale e imprenditoriale nuova, che ha solo bisogno di essere accompagnata per emergere e farsi azione concreta;
  • perché il Sud è strutturalmente multidisciplinare, in quanto esprime da sempre una profonda attitudine ad accogliere l’altro ed ha fatto della contaminazione e dell’integrazione un segno distintivo e generativo: il Sud è depositario e laboratorio vivo di culture millenarie che, con la loro sapienza primigenia, hanno illuminato e ancora oggi orientano il cammino dell’umanità.

Il Sud è quindi ontologicamente e metodologicamente preparato ed abilitato a governare la complessità: un valore fondamentale nell’epoca della transizione verso i nuovi paradigmi 5.0. Ma c’è una ragione ancora più importante di quelle già accennate, ovvero testimoniare che si può invertire il paradigma corrente ed abituale e che le idee buone ed innovative, soprattutto se capaci di fare sinceramente rete, possono attrarre capitali privati e non necessariamente attendere la finanza pubblica, anche nel Sud Italia. Il nostro, infatti, è un progetto sostenuto fin qui unicamente da investimenti privati. Questa circostanza è talmente inedita da risultare a volte difficilmente credibile o comprensibile. Eppure, è la semplice verità: Azimut è un fondo privato che investe risorse private. Entopan è una società privata sostenuta da investimenti privati.

Nel Sud Italia si può e si deve smettere di vivere solo di finanza pubblica. La nostra iniziativa testimonia che è possibile. È giunto il momento che un capitalismo generativo ed una impresa creativa si impegnino in modo responsabile e generoso per produrre valore, anche in una logica di matching fund. È per questo che siamo grati al Fondo Infrastrutture per la Crescita di Azimut Libera Impresa Sgr: perché ha raccolto una sfida culturale prima ancora che finanziaria. È per questo che, ancora una volta, rivolgo, da queste autorevoli pagine, un appello agli imprenditori ed ai manager più illuminati: non lasciate soli, camminiamo insieme, co-investiamo insieme in una idea nuova di Sud.

D: Quanto è importante la collaborazione pubblico-privato?

R: È certamente un elemento essenziale. Ma esige uno sforzo di radicale cambio di prospettiva soprattutto da parte dell’iniziativa privata. Dobbiamo guidare e non attendere. Assumere rischi ponderati su progetti potenzialmente “disruptive” piuttosto che cercare tutele. Il PNRR, che è una facility più che un fund, è pensato in questa logica.

D: Il PNRR è certamente una grande opportunità: come sfruttarla al meglio?

R: Esercitando visione, competenza, responsabilità, innovazione, legalità, efficacia, efficienza, effettività ed orientamento all’impatto. Sia in ambito pubblico sia sul versante privato. Se non si porrà la massima attenzione verso tutti questi fattori, la grande opportunità può trasformarsi non solo in una occasione mancata, ma finanche in una pericolosa calamità. La grande disponibilità di risorse, così concentrata in termini temporali, potrebbe produrre effetti distorsivi capaci di compromettere anche le eccellenze già presenti sul mercato. Occorre una grande vigilanza per custodire questa grande opzione di futuro.