
Il Green New Deal è il piano ambientale dell’Unione Europea che mette al centro della società la questione climatica. Si tratta infatti di un nuovo patto tra Istituzioni europee e nazionali, imprese e cittadini, per trasformare l’Europa nel primo continente a zero emissioni entro il 2050.
Il piano, fortemente voluto dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è stato approvato dal Parlamento europeo lo scorso 15 gennaio, prima che la crisi del Covid-19 colpisse la maggior parte dei paesi del mondo.
Oggi gli sforzi collettivi sono concentrati sulla lotta alla pandemia e alle sue conseguenze immediate. L’UE però deve iniziare a preparare la ricostruzione economica, per dare a tutti i cittadini europei una crescita inclusiva e sostenibile.
L’opinione pubblica infatti è tornata a parlare del Green New Deal attraverso esponenti di spicco dell’economia e della politica, proprio per sottolineare come il piano di investimenti verdi della von der Leyen possa essere la chiave per rilanciare l’economia del continente.
È di alcune settimane fa la lettera sottoscritta da 11 ministri dell’ambiente europei che invitano a mantenere gli sforzi comuni “per una ricostruzione resiliente nel post Covid19” attraverso due asset:
- transizione verde
- trasformazione digitale
In cosa consiste il piano originario del Green New Deal?
Lo abbiamo approfondito nel nuovo numero di #QualeImpresa nell’articolo a cura di Michele Da Col, che ne esamina la struttura, i tempi e le principali caratteristiche.
Il progetto originario di Green New Deal è articolato in 116 punti e impegna i Paesi dell’Unione a mettere in campo interventi urgenti e ambiziosi per fronteggiare il cambiamento climatico e le sfide ambientali, puntando ad una prima riduzione del 55% dei livelli attuali di emissioni entro il 2030.
Questa transizione verso la “neutralità climatica” comporterà grandi investimenti in energia e infrastrutture sostenibili, con effetti positivi sull’economia: secondo le prime stime della Commissione, infatti, tali investimenti avrebbero dovuto far aumentare del 2% il Pil dell’eurozona entro il 2050.
Lo strumento individuato dalla Commissione è il Just Transition Fund (Fondo per l’equa transizione), con un budget iniziale di 7,5 miliardi di euro, suddivisi tra gli Stati Europei in base a diversi parametri, tra cui gli attuali livelli di emissioni di C02.
Un piano ambizioso quindi, che l’impatto del Coronavirus rischia di mettere di attesa. Ma non tutto è perduto: sono numerose, infatti, le proposte di politica e società civile che vedono nel Green New Deal uno dei pilastri per la “recovery” europea dopo la pandemia. La speranza è di riuscire a conciliare ancora una volta gli interessi degli Stati Membri e agire nell’interesse dell’Unione.
Per saperne di più leggi l’articolo di Michele Da Col, sull’ultimo numero di #QualeImpresa.