Puntare sui giovani e meno tasse alle imprese

L’intervista al Presidente dei Giovani Imprenditori Jacopo Morelli pubblicata sabato 26 maggio sul quotidiano La Stampa.

Puntare sui giovani e meno tasse alle imprese

di Francesco Manacorda

L’ Unione europea ci esorta a crescere di più? Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire». Jacopo Morelli guida i Giovani di Confindustria e in questa veste da giovedì è anche nella nuova squadra di vertice dell’associazione imprenditoriale come vicepresidente. Concorda con la maggior parte delle ricette della Commissione Ue sull’Italia che La Stampa ha anticipato ieri, ma pone l’accento anche sulla «necessità di una leadership europea di più ampio respiro, che si ponga un obiettivo di lungo periodo per tutto il continente. Al servizio di questo obiettivo ci potrà essere una politica fiscale più armonizzata, ma di sicuro non ci si potrà fermare a una politica monetaria come quella attuale, che si limita al controllo dell’inflazione da parte della Bce».

Crescita e giovani, dottor Morelli. Come fare in modo che si incontrino?
«Intanto mi lasci dire che bisogna lavorare contro il rischio della rassegnazione dei giovani. Non devono pensare di essere nati in un’epoca sbagliata, un’epoca in cui non avranno diritto a un lavoro».

Sì, ma in concreto che cosa può fare l’Italia?
«Qualcosa ha già fatto. Ad esempio la riforma previdenziale è andata a sanare lo squilibrio tutto italiano tra generazioni diverse. Ma questa riforma poggia a sua volta sul pilastro del lavoro e su quello del Fisco. Per quel che riguarda il lavoro vedremo il testo finale del governo; la nostra opinione è che sulla certezza delle regole si può fare di più».

E sul Fisco?
«Le dirò una cosa poco popolare. In questo periodo si parla tanto, in modo critico, di Imu. Ma di fatto il verso scandalo italiano non è la tassazione sui patrimoni mobiliari e immobiliari, che è al di sotto della media dei Paesi Ocse, quanto quella sui redditi da lavoro e da impresa».

E i giovani come potrebbero beneficiare di una fiscalità diversa?
«Attraverso un sistema che per-metta a chi inizia di avere un peso più basso delle tasse, in modo da poter lavorare e rendersi autonomo».

In concreto più sgravi per le aziende o meno tasse sui redditi dei giovani?
«La priorità è che chi lavora abbia più soldi in busta paga, al limite anche a pressione fiscale sulle aziende invariata. Ma certamente c’è anche l’esigenza di ridurre la pressione su chi fa innovazione e nuovi investimenti, che servono anche ad aumentare la produttività, cioè a fare una delle cose di cui l’Italia ha più bisogno. Un segnale positivo in questo senso è arrivato dall’Ace, l’Aiuto per la crescita economica, che premia coloro i quali capitalizzano le loro imprese».

La Commissione parla anche della necessità di investire di più in Italia sul capitale umano…
«Io preferisco parlare di persone. Ed è indubbio che in un periodo dove regna l’economia della conoscenza c’è un nesso forte tra la produttività e la preparazione delle persone. Ma allo stesso tempo bisogna sapere che questo tipo di investimento, che è il più prezioso, è anche quello che ha tempi più lunghi. Bisogna cominciare dalle scuole elementari e cercare di portare verso l’alto i risultati delle nostre scuole, che invece sulla cartina dell’Italia mostrano risultati a macchia di leopardo ».

Meno tasse e aiuti alle imprese che ricapitalizzano, dice lei. Ma la Commissione punta anche il dito contro (’«inaccettabile» sommerso del nostro Paese, il 22% del Pil, creato anche da tanti vostri colleghi.
«In tutti gli ambienti c’è chi rispetta le regole e chi no. Chi evade le tasse certamente ruba, perché usufruisce di servizi che non paga, ed è il primo concorrente
sleale di chi lavora onestamente. Per questo chiediamo di rafforzare la lotta all’evasione. Ma nel frattempo non possiamo aumentare la pressione delle imposte su chi paga davvero, siano essi imprenditori o lavoratori. La pressione fiscale, che è di 20 punti sopra quella tedesca, deve scendere di pari passo con un processo di razionalizzazione della spesa pubblica».