- Data: 27 gennaio 2015
- Luogo: Roma – sede ACRI
- Organizzazione a cura di: Istituto Toniolo
“Se solleviamo lo sguardo dalle inquietudini del presente, e guardiamo ai numeri del nostro Paese, ci accorgiamo di quello che l’Italia è: una grande potenza industriale. E non parlo di un futuro astratto, del famoso potenziale inespresso del Paese, ma di oggi, di quello che siamo già: l’ottavo Paese del mondo per produzione industriale, anche se solo il 23° per popolazione. Straordinario, no?”
Così il Presidente Gay intervenendo alla presentazione del rapporto Giovani 2014 dell’istituto Toniolo, insieme al Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti.
“Tra qualche anno nella classifica della popolazione arretreremo sicuro, perché i Paesi emergenti aumenteranno il loro peso specifico. Ma questo può essere un bene: sta crescendo una nuova classe di consumatori sempre più affamata di prodotti capaci di unire qualità, design, customizzazione: proprio ciò per cui il Made in Italy viene riconosciuto nel mondo.
Il mondo insomma ha bisogno dell’Italia e lo avrà sempre di più. È da qui che dobbiamo partire, per capire quale debba essere l’ambizione oggi: invertire la tendenza negativa di questi anni, quella che colpisce la nostra industria, e di conseguenza, quella che incide sulla realtà e sulle aspettative dei giovani che lavorano (e soprattutto di quelli che non lavorano) in Italia.”
“Bisogna superare le segmentazioni del mondo del lavoro, facendo sì che le stesse regole si applichino ai giovani e gli anziani, ai lavoratori del privato, così come a quelli del pubblico. Dare certezza dei costi che un imprenditore sosterrà in conseguenza di un licenziamento, semplificare la selva di forme contrattuali che oggi esistono, evitare che chi vuole assumere un operaio debba assumere prima un commercialista, non può che avere un effetto positivo su chi ha voglia di investire e di crescere. Quello che non ci si può aspettare da una riforma come come il Jobs Act è che essa da sola possa cambiare le cose. Per questo conta ragionare su quali saranno i settori in cui l’Italia sarà leader tra 10 anni su cui indirizzare i nostri investimenti”.
“L’Italia non è mai stata facile. La nostra libertà, la nostra democrazia non sono mai state facili. A volte inciampiamo, facciamo errori, ci scoraggiamo, ma dobbiamo lasciarci alle spalle le difficoltà e pensare l’Italia che vogliamo. Sapersi adattare al proprio tempo, formarsi nelle difficoltà – anziché perdercisi – e trarne la forza per diventare più coraggiosi.
E’ questa la resilienza.”